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lunedì 23 novembre 2009

RIFORMA

Riforma è una delle parole più controverse con cui ogni governo e ogni cittadino si deve scontrare suo malgrado. Può essere usata per mascherare lacune penose o vecchi errori, per migliorare situazioni barcollanti o pericolose e anche per comodità personali.
Abbiamo, ad esempio, la riforma delle pensioni che illustra bene il problema. Da innumerevoli anni si discute sulla necessità di riformare il comparto pensionistico, passano gli anni e cambiano i governi, ma nessuno si azzarda a farla veramente per le inevitabili ripercussioni elettorali conseguenti. Non si vuole fare demagogia, ma spiega ad un operaio che 35 anni di sacrifici e di fatiche non bastano a pagare il propio mantenimento in età avanzata. Spiegagli soprattutto che questa riforma è necessaria perchè i fondi che sarebbero serviti allo scopo sono stati ingoiati dagli sprechi e dall'irresponsabilità della classe politica, di persone pagate per vegliare su un sistema pensionistico tra i più democratici e meno discriminanti al mondo.
Spiega a questa persona che i suoi sacrifici di tutta una vita servono a mantenere lo sfarzo e i vizi di una delle classi politiche più immorali e imbarazzanti esistenti al mondo.
Per questo va fatta la riforma, perchè loro possano continuare a sperperare il denaro delle nostre fatiche e nessuno gli tolga nulla. Piuttosto che togliersi il boccone di bocca chiedono a chi muore di fame di stringere la cinghia.
A questo punto, però, visto che tutti vogliono che un governo faccia delle riforme per poter riempire pagine di giornali e telegiornali, cosa fare di meglio se non una bella riformina maquillage per accontentare tutti(che non risolva nulla mi raccomando altrimenti il comparto consulenti dello stato andrebbe in crisi)? Ed ecco confezionata ad arte la RIFORMA della Pubblica Amministrazione.
Tutta la corte di Valletti, cortigiane, faccendieri, ballerine e nani si affretta a calare l'ascia bipenne su impiegati statali e pubblici con tanto di fanfare mediatiche a contorno. Una caccia alle streghe in chiave moderna. Guai a vedere un muso lungo in posta o una risposta evasiva in comune, altrimenti schiaccio il bottone del bambino cattivo per la mia personale vendetta. Un' altra guerra dei poveri.
E' vero che siamo stanchi della supponenza di pubblici impiegati che ti guardano da dietro un vetro con l' arroganza di chi sa:" io ti pago per sapere, quindi quando chiedo tu devi rispondermi in modo semplice, cortese, educato, chiaro ed esauriente (magari anche corretto).
E' vero che siamo stanchi di giornate buttate in uffici statali o pubblici per avere un foglio di carta con sopra una firma, o dei Kilometri di scale, ascensori e sale d'attesa per un bollo o una visita. Siamo stanchi di codicilli e postille che vanificano intere giornate di lavoro per ottenere visti e permessi che ci spettano di diritto, Siamo stanchi della pesantezza e della lungaggine della macchina burocratica, fatta per creare confusione, per fare che un cittadino rinunci a suoi diritti per stanchezza emotiva e fisica.
Ci sono, però, alcune cose che vanno viste sotto un punto di vista più obbiettivo di quello presentato dai giornali e dalle TV nelle scorse settimane:
1) Abbiamo di fronte altri esseri umani quando parliamo di pubblica amministrazione, esseri umani a cui viene chiesto di essere meglio disposti della media nei rapporti interpersonali, è vero, ma comunque esseri umani.
Nulla giustifica la maleducazione, ma se cominciassimo noi a presentarci allo sportello con un sorriso amichevole, modi gentili e qualche "per cortesia" e "grazie", invece che con l'aria tipo "io ti pago perciò muoviti"?
Magari quella persona sbriga da tutto il giorno la stessa pratica e non ne può più.
Magari ha dovuto sorbirsi le lamentele più o meno giustificate di decine di persone.
Magari non sta bene fisicamente.
Magari è una donna e non è la sua migliore settimana.
Magari i figli gli danno preoccupazioni più o meno gravi.
Magari non sa come arrivare a fine mese col suo stipendio.
Magari non sa se gli rinnoveranno il contratto da precario.
Magari ha problemi col coniuge o col compagno/a.
Magari fa la stessa vitaccia che fai tu solo che ha un impiego pubblico.
Magari ha solo bisogno di essere trattato come un essere umano invece che come un vitello da fiera a cui appendere una coccarda verde, gialla, o rossa che sia.

2) Chi ha creato la pubblica amministrazione?
Chi ha creato le lungaggini e i disservizi? Chi ha burocratizzato ogni qualsivoglia diritto civico? Amministratori e impiegati pubblici?
Piuttosto i disagi sono stati creati dall' incompetenza di una classe politica che legifera a vanvera sull' onda emozionale, per vendetta, per comodità, per interesse personale, o piu semplicemente ( e verosimilmente ) per giustificare la propria presenza al governo con annessi regali privilegi e pingui stipendi che "sentono" di meritare.
La nostra legislatura è obesa, ingombrante ed esasperantemente lenta, impossibile e improbabile da seguire alla lettera per il corteo interminabile di codicilli, postille, eccezioni, emendamenti che seguono ogni piccola legge rendendola interpretabile se non anche contraddicendola.
Purtroppo è utopistico sperare in qualcosa di meglio, un ritorno alla carta costituzionale e basta. Molto più semplice dichiarare guerra a impiegati e amministratori pubblici per distogliere lo sguardo dai compensi hollywoodiani dei nostri "cari" ministri. Meglio votare l'impiegato della posta o della motorizzazione piuttosto che un politico. Loro sono arroganti, ignoranti, supponenti, si sentono sopra la legge e lo Stato ( che dovrebbere, invece, servire ) e pagati cifre immorali di fronte allo sfacelo dei conti pubblici.
Meglio votare la pubblica amministrazione dove qualcosa funziona ancora bene piuttosto che il circo politico italiano, altrimenti non sapremmo più come riciclare tanti disoccupati con livelli di stupidità che rasentano il ridicolo e voglia di lavorare pari alla motricità di un Bradipo. Soprattutto con credenziali tali da andare appena bene per penitenziari di media sicurezza.

1 commento:

  1. Pensavo di averti perso. Non sono molto per la politica. La lascio agli altri. Rimango nei miei sogni e nelle tue costatazioni estemporanee e irreali.

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